Il prolungamento dei controlli ai confini tra Italia e Slovenia, deciso dal Governo italiano, si scontra con l’auspicio dei presidenti dei due Paesi, Nataša Pirc Musar e Sergio Mattarella, che venga ripristinato al più presto il trattato di Schengen. Lo rilevano Roberto Treu e Damjan Volf, presidente e vicepresidente del Csir Fvg/Slo, che sottolineano come queste misure, oltre a essere assolutamente inefficaci per gli obiettivi che si propongono sull’aspetto del contrasto alla criminalità, intaccano uno dei principi fondamentali e una delle grandi conquiste dell’Unione Europea,quella della libera circolazione delle persone.
«La sospensione del trattato di Schengen – sottolineano i due esponenti del Csir – con il ripristino dei controlli alle frontiere, ha un forte impatto sui lavoratori transfrontalieri, il cui ruolo è stato molto importante per il superamento delle tensioni che hanno contrassegnato la storia di queste terre, favorendo la conoscenza e i rapporti reciproci, determinanti per costruire un clima nuovo e positivo delle relazioni tra Italia e Slovenia. Pertanto è una misura che penalizza lo stesso tessuto economico e sociale del territorio, senza peraltro risultare efficace sul piano della sicurezza».
La presidenza del CSI Fvg/Slo ha incontrato il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna in vista dell’appuntamento con GO-NGO 2025, quando Gorizia e Nova Gorica saranno capitali europee della cultura. La proposta del Consiglio Sindacale Interregionale Nord Est Friuli Venezia Giulia/Slovenia è quella di avere all’interno del programma una giornata dedicata al lavoro transfrontaliero, che sarebbe un riconoscimento di alto valore culturale per sottolineare l’importanza del tema della mobilità delle lavoratrici e dei lavoratori. La proposta è stata condivisa dal Comune di Gorizia: nell’incontro infatti si sono gettate le basi ed è stato convenuto a riguardo un percorso per raggiungere l’obiettivo. Già ai primi di marzo ci sarà l’incontro con il sindaco di Nova Gorica. Un segnale importante e significativo visto che proprio quest’anno, oltre ai 30 anni dalla costituzione del CSI Fvg-Slo, ricorre anche il ventesimo anniversario dell’entrata della Slovenia nella Ue e della storica manifestazione nazionale dei sindacati europei a Gorizia, che si tenne il Primo Maggio 2004.
La sospensione di Schengen è una misura che difficilmente servirà a fermare i terroristi: questi, infatti, transitano per altre vie e sfuggono quasi sempre ai normali controlli di frontiera. Scelte come quelle adottate dai Governi di Italia, Slovenia e di altri Paesi non solo penalizzano fortemente il lavoro transfrontaliero, ma segnano anche un’involuzione, un ritorno indietro rispetto alla libertà di circolazione delle persone e delle merci, una delle grandi conquiste della casa comune europea. Si auspica pertanto che la misura sia adottata per il minor tempo possibile e che siano garantiti adeguati canali per accelerare il transito dei lavoratori transfrontalieri.
Presidenza Csi Fvg-Slovenia
Roberto Treu e Peter Majcen
«Chiediamo con forza che i governi di Italia e Slovenia riconoscano la specificità della condizione dei lavoratori frontalieri. Condizione che ha subito un altro danno dopo l’introduzione dell’assegno unico e universale per i figli a carico, negato ai lavoratori che non risiedono in Italia». È la richiesta ribadita dal Consiglio sindacale interregionale Friuli Venezia Giulia – Slovenia nel documento sottoscritto in occasione dell’incontro di oggi al valico di Pese, presso Trieste, tradizionale appuntamento che riunisce al confine i sindacati italiani e sloveni in prossimità del Primo Maggio.
Alla presenza di Villiam Pezzetta, Luciano Bordin e Michele Berti per Cgil, Cisl e Uil del Friuli Venezia Giulia, di Peter Majcen e Pavle Vhrovec per i sindacati sloveni Ks90 e Zsss, il documento è stato illustrato oggi da Roberto Treu e dallo stesso Majcen, della presidenza del Csi. In merito al mancato riconoscimento dell’assegno unico ai lavoratori non residenti in Italia, il Csi rimarca che sul tema l’Ue ha aperto una procedura d’infrazione. Procedura in via di definizione e «nata da una segnalazione partita proprio da questo territorio», si ricorda nel documento. Ma quello sull’assegno unico non è l’unico dossier aperto in materia di lavoro transfrontaliero, penalizzato anche dalla mancanza di una normativa di tutela del lavoro a distanza e dai ritardi nell’accesso alla pensione per chi risiede all’estero, «a causa delle disfunzioni dell’Inps». Questioni che si aggiungono agli annosi problemi fiscali e di regolamentazione del mercato del lavoro tra le due aree confinanti, che il Csi chiede di affrontare con specifiche misure, nel quadro di un rafforzamento della cooperazione tra Italia e Slovenia.
Al centro del documento anche i grandi temi che caratterizzano il Primo Maggio, a partire dalla difesa dei redditi dei lavoratori e dei pensionati, duramente colpiti dall’inflazione. Un’inflazione, si legge nel documento, che è conseguenza della speculazione e di una guerra che l’Unione Europea dovrebbe cercare di fermare «svolgendo finalmente una azione politica, e non solo militare». Forte accento sulle politiche sociali e sul fisco. «In questo Primo Maggio – scrive il Csi – vogliamo anche gridare con forza la necessità che il Pilastro europeo sui diritti sociali, a partire dalla sanità pubblica, venga assunto dall’Unione Europea e dai nostri Stati come una priorità ineludibile, come dovremmo aver imparato dalla pandemia. La sanità deve essere adeguatamente finanziata per potenziare il suo ruolo pubblico e universale e servono anche riforme delle politiche fiscali che garantiscano una reale progressività, per garantire le risorse necessarie a sostenere il welfare». Da qui, e dalla consapevolezza dell’importanza cruciale di sfide come la denatalità e l’invecchiamento, l’appello per «un nuovo disegno di sviluppo dell’Unione Europea» e per «una maggiore cooperazione tra i nostri due paesi in tema di mercato del lavoro, formazione, tutela ambientale, integrazione economica». Senza dimenticare le politiche sull’immigrazione, riguardo alle quali il Csi auspica «un radicale cambio di passo, per garantire agli immigrati un trattamento umano e dignitoso, accoglienza e integrazione, consapevoli, oltretutto, della carenza di lavoratori che caratterizza tutti e due paesi».
Venerdì 28 aprile 2023 alle ore 10.45, presso il valico di Pesek, si svolgerà il tradizionale incontro dei sindacati transfrontalieri di Cgil, Cisl, Uil, Zsss, KS90, promosso dal Consiglio Sindacale Interregionale Friuli Venezia Giulia/Slovenia (CSI Fvg-Slo) in occasione del Primo Maggio dei lavoratori.
Dopo lo scambio dei saluti, seguirà l’illustrazione del documento unitario approvato da tutte le componenti del Csi Fvg/Slo sui temi che caratterizzano questo Primo Maggio: la pace, l’inflazione e la difesa dei redditi dei lavoratori e dei pensionati, la sanità pubblica. In questo contesto, verrà chiesto all’Unione Europea di varare il pilastro sociale europeo.
Una particolare attenzione sarà data inoltre ai problemi specifici delle lavoratrici e dei lavoratori frontalieri, sottolineando le nuove discriminazioni e il mancato riconoscimento dei diritti dei quali hanno titolo. C’è poi lo scottante tema dell’immigrazione, soprattutto quello legato alla cosiddetta Rotta Balcanica, che sarà oggetto di proposte coerenti con i principi di dignità e accoglienza.
In conclusione, verrà ribadita la necessità di un rilancio della cooperazione tra i due paesi, anche nel quadro di un nuovo e ormai necessario disegno dell’unità europea.
Al termine degli interventi, è previsto il tradizionale rinfresco per i partecipanti.
All’incontro, sono invitati a prendere parte rappresentanti delle categorie e delle confederazioni.
«La procedura d’infrazione avviata contro l’Italia in materia di accesso all’assegno unico, oltre che al reddito di cittadinanza, conferma quanto fossero giustificati i rilievi da subito espressi dalla rete dei Consigli sindacali interregionali, condivisi da Cgil, Cisl e Uil nazionali e dalla Confederazione europea dei sindacati». Il presidente del Csi Fvg-Slovenia Roberto Treu commenta così l’avvio della procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea. «Il Csi Fvg-Slovenia e la rete unitaria dei Csi – spiega ancora Treu – avevano più volte sollevato la questione sia nei confronti del precedente Governo, all’interno del quale era però prevalsa la linea discriminatoria della Lega, che della Commissione europea. L’esclusione dei lavoratori residenti all’estero dall’assegno unico, contraria alla normativa comunitaria in materia di sicurezza sociale, era stata anche al centro dell’ultimo meeting sindacale transfrontaliero organizzato a Rabuiese in occasione del Primo Maggio».
L’appello che Treu lancia a nome dei Csi, in linea anche con le prese di posizione dei sindacati nazionali, a partire dalla segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti, è quella di «tenere conto da subito dei rilievi mossi dalla Commissione, ponendo termine alle discriminazioni nei confronti dei lavoratori residenti all’estero ed evitando un inutile e dannoso muro contro muro con Bruxelles».
Sotto l’egida del Csi Nordest, si è svolto a Lubiana durante il Festival della Terza Età, l’incontro tra lo Spi Fvg Csi e sindacato sloveno dei pensionati SUS, che nella giornata di apertura è stato premiato per i rapporti internazionali proficui e di collaborazione con altri paesi, in particolare proprio lo Spi Cgil.
Lo Spi era presente sia come sindacato pensionati che come Inca Slovenia, che offre assistenza a chi ha pensioni italiane.
L’incontro fra Spi e Sus, svoltosi sotto l’egida del CSI Nordest, è stato utile anche per affrontare le problematiche attuali dei pensionati nei rispettivi paesi, alle prese con l’inflazione e la crisi economica derivante dalla guerra in Ucraina. Nell’occasione c’è stato l’impegno del Sus a partecipare al prossimo congresso dello Spi Cgil Fvg, per poter contribuire a rafforzare le relazione europee dei sindacati. Anche il Sus ha mostrato interesse, dopo quello manifestato dai sindacati dei pensionati di Serbia, Bosnia e Ungheria negli incontri di alcune settimane fa, per sviluppare la Conferenza dei sindacati pensionati dell’area centro sud est dell’Europa.
Il Festival della Terza Età di Lubiana, al quale hanno partecipato nei tre giorni circa 15mila persone. ha visto la presenza di numerose organizzazioni sociali ed economiche ed enti pubblici che si occupano del settore.
Roberto Treu e Peter Majcen, dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Sindacale Interregionale Friuli Venezia Giulia/Slovenia, hanno inviato una richiesta di intervento urgente al Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti per garantire il mantenimento del segnale di trasmissione radio di Trieste A in onde medie. Questo il testo della lettera:
Egregio signor Ministro,
con la presente Le esprimiamo la pressante richiesta di intervenire nei confronti della Rai affinché receda dalla volontà di sospendere il segnale di trasmissione radio di Trieste A in onde medie, in quanto ciò provocherebbe un grave danno nei confronti di molti cittadini appartenenti alla minoranza italiana in Slovenia e in Croazia, ai quali verrebbe di fatto preclusa la ricezione dei programmi radiofonici in italiano. Al di là di ogni altra considerazione sulla correttezza normativa di una simile decisione, riteniamo di sottolineare l’importanza di garantire, come fatto fino ad ora, non solo un diritto, ma anche una azione di tutela dell’identità della nostra minoranza all’estero. Richiamiamo la Sua attenzione anche all’impegno del Presidente della Repubblica Italiana e di quello della Repubblica di Slovenia, a favore della tutela della nostra minoranza, di sviluppo della cooperazione transfrontaliera, in un quadro, oltretutto, di importanti appuntamenti, quale, ad esempio, la assegnazione a Gorizia e a Nova Gorica di capitali europee della cultura 2025. Certi della Sua comprensione della delicatezza e importanza del problema, auspichiamo che questa decisione venga urgentemente revocata.
L’appello per il cessate il fuoco e per «un vero negoziato che garantisca una pace duratura in tutta l’Europa», lo stesso che lanceranno Cgil, Cisl e Uil dalle piazze del Primo Maggio, ma anche a rafforzare la cooperazione tra Italia e Slovenia. Sia per dare impulso allo sviluppo dell’intera area, al di qua e al di là del confine, sia per costruire nuovi accordi bilaterali in materia fiscale che consentano di riconoscere la specificità del lavoro frontaliero e di rafforzarne le tutele. Questo quanto chiedono i vertici del Csir Friuli Venezia Giulia-Slovenia, anche a nome di Cgil, Cisl e Uil e dei sindacati della vicina Repubblica, Zsss e Ks’ 90. Una richiesta che la presidenza del Csir, con Roberto Treu e Peter Majcen, ha affidato anche ai sindaci di Capodistria e di Trieste, Aleš Bržan e Roberto Dipiazza, invitati stamane (ma Dipiazza non è intervenuto, nonostante avesse annunciato la sua presenza) al valico di Rabuiese per il tradizionale scambio di saluti tra le organizzazioni sindacali in vista del Primo Maggio.
«Da queste terre, teatro per molti anni di esperienze dolorose conseguenti alla seconda guerra mondiale, lanciamo un appello – si legge nel documento presentato oggi a Rabuiese – affinché si rafforzi ancora il percorso di cooperazione, collaborazione e integrazione economica e sociale costruita faticosamente, giorno per giorno. I rapporti di collaborazione tra i comuni di frontiera, che hanno già colto l’importante risultato dell’assegnazione a Gorizia e Nova Gorica del titolo di capitale europea della cultura 2025, vanno perseguiti anche nell’area giuliana, sulla base dei consolidati rapporti, dando un nuovo impulso allo sviluppo economico, sociale e ambientale».
Non casuale il riferimento all’ambiente e allo sviluppo sostenibile. Csir e sindacati transfrontalieri, infatti, «pur tenendo conto della necessità di una diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico, ritengono non compatibili con le condizioni logistiche, portuali e ambientali un eventuale insediamento di impianti di rigassificazione nel golfo di Capodistria e di Trieste». Ma in cima alla lista delle priorità del Csir resta il tema del lavoro transfrontaliero.
«Il Csir Fvg-Slo – si legge ancora nel documento – ribadisce la necessità di superare gli ostacoli e le disparità alla libera circolazione dei lavoratori e della garanzia della parità di diritti per i transfrontalieri». Tra le criticità su questo versante anche quelle legate all’introduzione dell’assegno unico e universale. Una misura, questa, che «richiedendo la residenza in Italia come condizione per l’erogazione, comporta una forte penalizzazione per i frontalieri, che hanno perso gli assegni familiari e sono esclusi dai benefici economici e fiscali della nuova normativa».
Da qui la richiesta di «integrare gli accordi bilaterali in materia fiscale tra l’Italia e, rispettivamente, la Slovenia e la Croazia, al pari di quanto già fatto con la Svizzera, per riconoscere la specificità del lavoro frontaliero e risolverne tutti gli aspetti controversi, anche nell’ottica anche di favorire il lavoro regolare», e di intervenire sui «gravissimi e ormai insostenibili ritardi e silenzi dell’Inps nella gestione delle pratiche pensionistiche che riguardano chi ha maturato diritti previdenziali in Italia e risiede nei paesi limitrofi, situazione ormai intollerabile e che va risolta quanto prima».